Pronti a Servire – Route di Pasqua 2018

Il clan del Rovato I in collaborazione con l’Auxilium di Chiari.

IMG_E3267Durante le vacanze di Pasqua, più precisamente dal 28 al 30 marzo 2018, il clan del gruppo scout del Rovato 1 ha svolto una route presso il centro di accoglienza dell’Istituto San Bernardino di Chiari.
Per chi non lo sapesse la route è un viaggio caratterizzato dal cammino,  dove il percorso compiuto riveste un’importanza maggiore rispetto alla meta geografica prefissata.
Questa volta però, invece di camminare, abbiamo deciso di dare il nostro supporto presso la mensa dei poveri di Chiari in via Palazzolo 1.
Il servizio svolto è parte integrante della nostra attività, in quanto il terzo punto della legge dice  che “ la guida e lo scout si rendono utili e aiutano gli altri”.

IMG_3086L’Auxilium è una associazione  che gestisce e sviluppa servizi sanitari, socio assistenziali  perseguendo la promozione umana e l’integrazione sociale. Infatti i compiti che abbiamo svolto erano vari e consistevano nel sistemare le risorse alimentari e il vestiario conservate nel magazzino, preparare il pranzo, servire i pasti della cena e della colazione.
Il nostro scopo non era solo quello di aiutare e collaborare con i volontari, ma anche di far star bene le persone che usufruivano di questa opera caritatevole, anche con un semplice sorriso. Effettivamente, come afferma Baden Powell, “un viso sveglio e sorridente rallegra coloro che lo incontrano”.

IMG_3243Personalmente credo che sia stata questa la parte più bella della nostra attività, ossia di stare a contatto con le persone. Quelle persone che purtroppo non sono fortunate come noi, e non hanno un pasto caldo da consumare, ma nonostante ciò la soddisfazione di strappare un sorriso dalla loro bocca. Provare empatia ed immergersi nella loro situazione, per poi fargli capire che non sono soli nel mondo e che gli siamo vicini.
Questa esperienza mi ha fatto conoscere una realtà diversa dalla quotidianità e, in oltre, ritrovare fiducia nell’umanità. Ormai al giorno d’oggi ognuno pensa per se, regna l’individualismo e l’egoismo. Scoprire invece che ci sono ancora delle persone che volontariamente si rendono utili tutti i giorni per il bene degli altri mi fa ricredere della mia convinzione e mi fa pensare che ci sia ancora una speranza di fratellanza in questo mondo.
IMG_3114Vorrei concludere questo articolo dicendo che ognuno di noi può, nel suo piccolo, aiutare il ‘prossimo’ che si trova in difficoltà. Vi auguro di vivere un esperienza del genere e, perché no, di collaborare anche voi con l’Auxilium!!

Quindi siate ‘pronti a servire’ e alla prossima.

 

Alcune immagini del nostro servizio CLICCANDO QUI

By cigno minuzioso

Clan – Route Invernale 2017 – Lago d’Endine

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Anche quest’anno il clan del Rovato 1 ha concluso l’avventura della route invernale.

Dopo il viaggio in treno e poi in pullman fino a Borgo di Terzo (BG), sotto la pioggia che, di solito spaventa ogni avventuriero, inizia il cammino verso la meta di Ranzanico. Per sconfiggere la pioggia e la fatica qualche canzone e chiacchierata sono il giusto rimendio e il bel panorama che ci ha accompagnati sulle rive del lago d’Endine hanno allietato la stanchezza.

Arrivati a destinazione il primo pensiero è stato quello del pranzo dove a coppie, come sempre, abbiamo cucinato ciò che prevedeva il proprio “sofisticato” menù.

La cosa più importante poi è stato asciugare tutto ciò che avevamo addosso e nello zaino entro il giorno seguente: camminare bagnati non è certo una gioia.

In ogni clan che si rispetti non può mancare la catechesi, momento di riflessione e preghiera, che in questa è stata particolarmente interessante: il tema affrontato nei diversi giorni è tato l’analisi di se stessi e la capacità di conoscersi per apprezzarsi al meglio. Non mancano poi ovviamente momenti di gioco ,risate e chiacchere prima di una sana dormita.

Il giorno seguente di nuovo lo zaino in spalla, pronti per tornare sulla strada: destinazione Lovere.

IMG_2065E’ proprio vero che durante la strada si scopre la bontà del prossimo: verso le due dopo qualche ora di cammino è sopraggiunta la fame ma non avevamo acqua per cucinare; una signora ci ha accolti con un gran sorriso e ci ha dato ciò di cui avevamo bisogno, senza chiedere nulla in cambio se non qualche chiacchiera.

Arrivati a Lovere abbiamo passato una piacevole serata, partecipando ad un nostro “scouts’ got talent” dove abbiamo mostrato ad una piccola giuria i nostri più bizzarri talenti.

La mattina seguente abbiamo avuto il piacere di visitare la chiesa di Lovere, aperta soltanto per noi, sotto la guida di Don Alessandro che ce ne ha raccontato la storia. Finita la visita abbiamo preso i mezzi e siamo tornati dalle nostre famiglie.

Prima di ogni route c’è sempre un grande punto di domanda nella testa: non si sa quanta fatica si farà, come sarà il clima nel clan, ma alla fine c’è sempre un grande punto esclamativo, una conferma.

Quest’anno la strada è stata serena, l’umore era sempre alto, ci sono sempre stati sorrisi per il prossimo nonostante la fatica. La strada ti porta a conoscere te stesso, superare i propri limiti e a imparare a convivere al meglio con gli altri passando momenti che non si dimenticano facilmente.

Canguro Spiritoso

PS: qualche foto della route CLICCANDO QUI.

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Campo Invernale Lupetti

Bagolino 27.12.2017 / 30.12.2017

IMG-20171231-WA0001Non voglio parlare di quanto sono stati bravi, perché sono stati eccezionali, i nostri cambusieri a cui va il nostro grazie;
non voglio parlare del nostro Don Gigi, anche se con il suo arrivo oltre a portare la “buona parola” porta sempre gioia e eccitazione che sfocia in allegria;
non voglio parlare dei genitori che hanno organizzato i trasporti e si sono messi a disposizione e a cui tutti siamo riconoscenti;
non voglio parlare della bellissima casa che ci ha ospitato, del magnifico panorama e dell’eccezionale nevicata che ci ha permesso di divertirci tantissimo;
non voglio parlare del metodo scout ormai riconosciuto a livello internazionale da anni;
non voglio parlare di quanto c’è mancato Akela perché abbiamo sentito molto la sua assenza;

VOGLIO parlare dei nostri ragazzi e se ne avessi le capacità vorrei descrivere ad uno ad uno i loro volti.
A loro ho chiesto aiuto e senza dire nulla loro hanno “risposto”. Uno degli obiettivi del campo era la gestione del tempo libero e devo dire che tale obiettivo è stato raggiunto. Sono riusciti a giocare senza litigare e se facevo notare loro che qualcuno era escluso, al turno successivo veniva inglobato nei loro giochi. I più grandi hanno aiutato i più piccoli e al momento del bisogno aiutavano me. Quando dovevano fare qualcosa che non piaceva loro, magari avevano facce schifate, ma portavano comunque a termine ciò che dovevano. Se sbuffavano, bastava spiegare loro il perché e comprendevano.

La parte più difficile è stata affrontare quel pozzo alto poco più di mezzo metro, chiamato zaino, che ingoiava continuamente ciò che cercavano e faceva emergere cose che faceva dir loro: “questo non è mio…”.
A mio avviso è stato un bel campo grazie ai vostri ragazzi e grazie a voi genitori che ce li avete affidati

Bagheera

PS: alcune doto del campo CLICCANDO QUI

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“RITORNO AL FUTURO” – Il campo invernale del Cerchio del Volo Felice

Pieve di Ledro, 27/30 dicembre 2017

2017-12-30-PHOTO-00000840“La coccinella è portatrice di gioia”, ed è con tanta gioia che siamo partiti in direzione Pieve di Ledro per cercare la Delorean che nel 1866 Doc Emmett Brown aveva sepolto in via Vittoria 1, nell’attesa che, il 27 dicembre 2017, le Coccinelle trovassero il modo di ripararla e approfittando di un varco spazio-temporale lo portassero in salvo…

All’arrivo, dopo esserci sistemati, il primo importante indizio… nella Cocci-Posta troviamo una lettera di Doc, passata di mano in mano attraverso i decenni e giunta fino a noi…

Nella lettera Doc ci suggerisce le sestiglie che lui, viaggiando nel futuro, aveva già incontrato nel maggio 2018, e i servizi per collaborare al buon andamento del viaggio nel tempo. Un altro utile indizio ce lo dà Marty, arrivato dopo pranzo, che ci aiuta a trovare l’alter ego di Doc del 2017 e i pezzi di ricambio della Delorean, che purtroppo non sono sufficienti a far ripartire l’auto; manca il carburante di B.A. (Buone Azioni), e per racimolarlo in questi giorni, anche grazie alle leggi del buon viaggiatore del tempo che abbiamo vinto sfidandoci in diversi giochi, ci impegniamo a raccoglierne a sufficienza.

La sera, dopo un momento di gioco in cui attraverso delle scenette organizzate dalle sestiglie abbiamo rivisto il ballo della scuola in cui i genitori di Marty si erano conosciuti, ci siamo dedicati a un momento di canto e catechesi, approfondendo il personaggio di Abramo che ascolta il Signore.

IMG_8512Anche i giorni successivi sono stati ricchi di eventi; il giovedì mattina, abbiamo partecipato alle olimpiadi per riportare ai nostri giorni la fidanzata di Doc che era bloccata ad Olimpia e il venerdì siamo andati nel 1866, a cercare Doc nelle trincee garibaldine di Bezzecca, dove lo abbiamo trovato in fondo a un cunicolo prigioniero degli austriaci. Fortunatamente eravamo dotati di torce per vedere al buio delle trincee e di scudi che avevamo costruito i giorni prima come suggeritoci da Marty, scudi che abbiamo poi utilizzato per scivolare dalla collina lungo i prati innevati divertendoci un mondo.

I pomeriggi sono stati dedicati ad attività manuali, ai giochi e racconti di Cocci che lungo il Sentiero del Bosco incontra la famiglia Scoiattoli, alle Promesse di otto fratellini e sorelline che sono così diventati parte della nostra grande famiglia e al Consiglio della Grande Quercia, momento sempre molto emozionante. L’ultima sera, ormai dotati di tutto il necessario per far ripartire la Delorean, abbiamo preparato una grande festa per salutare Doc, divertendoci tra giochi e musica.

Unico problema del campo, il ritorno al presente!

I giorni trascorsi sono stati talmente sereni, divertenti e ricchi di emozioni che non è stato facile lasciare la gioia del giocare assieme, la genuinità delle relazioni, l’affidarsi e il fidarsi delle Cocci tra di loro e con le Coccinelle Anziane, la voglia e la prontezza di fare “Tutto tutti insieme” come ci ha insegnato Formica Mi nel Sentiero del Prato…cose semplici ma essenziali, che ci fanno tornare più ricchi di come siamo partiti.

E quindi, Coccinelle, buon volo!

Arcanda

PS: alcune foto del campo cliccando QUI

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Cos’è la “Strada” per uno scout?

L’ESPERIENZA DELL STRADA – di Federica Terranova – Associazione Guide e Scouts San Benedetto – Cammino 72/73

IMG_1360“Tra i paesaggi più belli che ho avuto la fortuna di vedere, oltre a quelli delle Dolomiti, sono sicuramente quelli abruzzesi. Conservo nella mente un ricordo magnifico del campo mobile nel Parco Nazionale d’Abruzzo. Quel verde ridente e inconsueto si distendeva in quei boschi e in quelle valli come un manto; era poi una tonalità intensa e brillante di verde, che talvolta si faceva più scura e chiusa, ed era lì di fronte a me svelandomi ad ogni mio passo la sua bellezza.

Camminavamo da qualche ora, fin quando un sentiero si inerpicava più su, seguendo un costone di roccia. Era il “Passo dell’orso”. Con lo zaino sulle spalle salivamo in silenzio risparmiando il fiato, mantenendo il corpo in equilibrio, a volte aiutandoci con le mani nude nei punti in cui era necessario arrampicarsi. Arrivare in cima fu per tutte una conquista. Col respiro corto mi guardavo intorno: nulla mi era mai sembrato più bello. Ero scolta e avevo ormai da tempo concluso l’esperienza di servizio della Famiglia Felice al Cerchio, poi l’avventura del Riparto ed ero passata alla concretezza di una vita nomade, piena di sorprese, di gioie, ma anche di privazioni, lungo la Strada del Fuoco.

La Strada è pilastro, è palestra, è essenzialità. Nei suoi cinque anni di formazione, il Rover e la Scolta sperimentano la bellezza degli insegnamenti di questa rude, ma anche dolce, “maestra di vita”. «Tutta la nostra vita è un cammino e la strada ci insegna a vivere»(1): vincere i propri limiti, trarre fuori le proprie virtù, educare se stessi all’ubbidienza, all’umiltà, all’essenzialità. Quante comodità, prima ritenute necessarie, viste dalla prospettiva della strada diventano superflue, le si riconosce come “peso”. Si comincia ad assumere uno stile di vita diverso, si aprono gli occhi verso un orizzonte più ampio, dove nelle cose più umili e semplici si riconoscono le meraviglie del Creatore. «Per questo la strada è nello scautismo un elemento portante, è l’esperienza viva, è un fatto che si desidera frequentemente, per trarne ogni volta lo slancio di libertà, il coraggio dell’avventura, del rischio, del servizio, dell’impegno a cambiare il mondo cambiando se stessi»(2).

Foto 05-08-17, 12 31 07Si assume lo stesso carattere dei pellegrini o dei “nomadi”- per usare un’espressione cara a don Giorgio Basadonna: «Non ci si ferma mai, non ci si sente mai arrivati, installati, definitivi: la ricchezza, la bellezza, la gioia, di quello che si è e che si ha, la capacità di vibrare per ogni più piccolo soffio di grazia rende felici, sereni, fiduciosi, e proprio per questo più sensibili a ciò che ancora manca, a ciò che verrà, a ciò che saremo e vorremmo essere»(3). Questo crea una tensione continua verso l’alto, un desiderio di elevarsi che può portare anche inquietudine; ma è un’inquietudine che non produce disordine, anzi incoraggia, dà la giusta motivazione per andare avanti.

Ci si scopre per quello che siamo: non solo agli altri, ma soprattutto a noi stessi. Impariamo a leggere dentro di noi ogni cosa, specialmente quella volontà svogliata, quegli stati di torpore dell’anima che impediscono di vivere in pienezza e si comprende davvero che è arrivato il momento di prendere delle ferme decisioni nella propria vita. Si avverte il bisogno di essere persone concrete, degne di fiducia, persone che nel mondo possono e devono fare la differenza, una santa differenza. È questo lo scopo della Strada: far nascere degli uomini e delle donne di carattere.

La Strada parlerà di spirito di adattamento, di austerità, di dominio di sé, di autostima, di amore vero. Ci si distacca dalle abitudini quotidiane, ci si ritrova inizialmente spiazzati da un ritmo di vita completamente diverso, che appare assurdo, anacronistico, inutile. «C’è un distacco iniziale dalla vita ordinaria: distacco duro e completo. Un sacco che pesa, una salita che non accenna finire, la sete che assecca la gola, la tenda piantata all’oscuro su un palmo di terra scoperto alla luce della pila, tra gli spuntoni di roccia, fanno rimpiangere le comodità cittadine. Ma poi -superato il collasso del primo giorno- tutto questo piace. Ci si scopre per quello che siamo, per quello che possiamo: si rompono con soddisfazione, una dopo l’altra le meschinità personali. Si piega questo corpo talora troppo accarezzato, si domina la volontà talora fiacca, si dicono dei no decisi a troppe quiescenze interiori…»(4).

IMG_9241Ma la Strada non è un vagare senza meta. È partire in previsione di uno scopo da raggiungere: Cristo. Egli non solo è la meta finale del percorso ma è la Strada stessa. Non è casuale che Cristo si presenti come “via” (Gv. 14,6), e non una via tra le tante ma la Via. Cristo è la strada, ci insegna a percorrere la via della vita, Lui che è la Vita. Cristo è il capo che chiama, che orienta, che richiama, che invia, ma è anche il capo che insegna. Egli è l’Educatore che invita a progredire sempre: «Siate perfetti come il vostro Padre celeste è perfetto» (Matteo 5, 48).

La strada, inoltre, non è un cammino agevole: ci si imbatte in molte difficoltà, deviazioni del sentiero, tentazioni; essa esige una presa di posizione insieme ad una forte volontà: una qualità questa che contraddistingue l’uomo e la donna di carattere, oltre che il vero cristiano. L’immagine adatta è senz’altro quella della via stretta per la quale Gesù ci chiede di passare: «Entrate per la porta piccola! Perché grande è la porta e larga è la strada che conduce alla morte, e sono molti quelli che ci entrano. Al contrario, piccola è la porta e stretta è la strada che conduce alla vita, e sono pochi quelli che la trovano» (Mt. 7,13). Ecco perché possiamo parlare di spiritualità della Strada: dapprima ci si accorge che Cristo è presente nella mia vita, poi si prende la decisione di seguire Cristo nella mia vita.

E alla fine? Quando si ritorna a casa, alle abitudini quotidiane, alle nostre solite esistenze? Quando dalla route si passa di nuovo alla routine? C’è chi si rituffa nuovamente nei ritmi frenetici, traendo dall’esperienza vissuta il minimo indispensabile, chi invece vive il malessere e la nostalgia di essere “ritornati alla vita normale”…Una cosa è certa: la Strada non è separata dalla vita. «Sulla strada mai si dimenticherà la vita; nella vita mai si dimenticherà la strada. Essa apparirà come una ripresa di contatto con la vita profonda, la vita come la strada che bisogna seguire, nonostante tutti gli ostacoli e tutte le difficoltà»(5).

Bisogna avere la forza di inserire la Strada nella propria vita, farla diventare “stile di vita”. Questa è senza dubbio la difficoltà maggiore per chi sceglie di “fare Strada”, ma
-come scriveva Mons. Sergio Pignèdoli- «La fatica più grossa non sarà dei quaranta chilometri, ma dei tre primi passi». Sono i primi passi a costarci maggiore fatica tanto nei sentieri di montagna, quanto nel quotidiano; ma tu «Fa la prova. E la strada ti lascerà i suoi doni. Li lascia sempre. “La strada non inganna”».

(1) Cit. Don Teresio Ferraroni (primo assistente nazionale di branca scolte dell’Agi), presentazione di Spiritualità della Strada, J. Folliet, collana “Le fonti”, pattuglia del Kraal, 2005.
(2) Cit. G. Basadonna, Spiritualità della strada, edizioni Fiordaliso, Roma 2007, p. 32.
(3) Cit. G. Basadonna, Spiritualità della strada, edizioni Fiordaliso, Roma 2007, p. 105.
(4) Cit. A. Ghetti, Al ritmo dei passi, ed. Ancora, Milano, 1983, p. 58.
(5) Folliet Joseph, Spiritualità della Strada, collana “Le fonti”, pattuglia del Kraal, 2005.

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